Con il Ddl Pillon si torna agli anni 70

ddl pillon, foto manifestazione di genova, comitato se non ora quando

«Il ddl Pillon rischia di farci arretrare di almeno quarant’anni, con gravi conseguenze sui bambini e dando diritti solo a chi ha possibilità economiche».

È la posizione di Alessandro Sicchiero segretario del Partito Democratico di Chieri, al termine della manifestazione di sabato pomeriggio contro il Ddl Pillon che introduce una serie di modifiche in materia di diritto di famiglia, separazione e affido condiviso dei minori.
«Il nuovo ddl prende il nome dal senatore della Lega Simone Pillon, tra gli organizzatori del Family Day, portavoce delle principali battaglie dell’integralismo cattolico e promotore del gruppo parlamentare Vita famiglia e libertà – premette il segretario – Lui propone equili­brio tra entrambe le figure genitoriali e tempi paritari, quando di per sé è una forzatura. Come padre di tre figli so per certo che è impossibile preventivare a tavolino quanto tempo si può trascorrere con ogni figlio. In alcuni casi è necessario ci sia la madre in prevalenza, in altre è meglio ci sia il padre. Non si possono gestire la famiglia e una separazione come lo scioglimento di una società. I figli non sono beni materiali, hanno una personalità e sentimenti e anche da piccoli vanno ascoltati e coinvolti senza traumi».
I diritti di famiglia hanno nell’ultimo decennio fatto dei grossi progressi: «Dal 2006 è entrato nella norma il principio dell’affido condiviso, salvo i casi in cui questo potesse essere dannoso per i minori – rammenta Sicchiero – I dati ISTAT mostrano che la legge ha funzionato, e che nelle separazioni e nei divorzi l’affidamento condiviso ha ora percentuali decisamente prevalenti».

Secondo il ddl Pillon, per diminuire le cause in tribunale, verrà introdotta la mediazione civile:

«Non è citata esplicitamente, ma per le questioni in cui siano coinvolti figli minorenni sarà obbligatoria ed è un servizio privato a carico dei coniugi – sottolinea Sicchiero – Si potranno separare solo le famiglie benestanti, le altre saranno in serie difficoltà. Oltretutto in caso di abusi l’obbligatorietà a confrontarsi davanti a un mediatore potrebbe demotivare, togliendo diritti al coniuge debole che, se senza lavoro, potrebbe persino rinunciare alla separazione».
Conclude il segretario:« Per fortuna c’è un sollevamento generalizzato contro questo ddl, anche da parte di chi dovrebbe sostenerlo».